La Fondazione San Carlo di Modena ha organizzato quest’anno una serie di lezioni sul tema “Riforma. I processi di rinnovamento nella storia del cristianesimo”. Nei giorni scorsi il prof. Fulvio Ferrario, che insegna teologia sistematica alla Facoltà valdese di teologia di Roma, ha parlato di Martin Lutero.La preoccupazione decisiva di Lutero, nell’analisi del Prof. Ferrario, che è pastore Valdese e si occupa di dialogo ecumenico, è stata prima pastorale che teologica.Lutero aveva a cuore la salvezza delle anime, la sua teologia si è formata dopo e di conseguenza: egli non credeva che il cammino proposto dalla chiesa cattolica conducesse alla salvezza.

 

Ne “L’Anticristo” (161) Nietzsche, figlio di un pastore protestante, e forse anche per questo tanto avverso al cristianesimo, dà una lettura illuminante dell’opera di Lutero: “Vedo davanti a me una possibilità di un incanto e di un fascino multicolore assolutamente ultraterreni. Vedo uno spettacolo così pieno di senso e insieme così mirabilmente paradossale che tutte le divinità dell’Olimpo avrebbero avuto l’occasione di una risata immortale: Cesare Borgia Papa. Ebbene, questa sarebbe stata la vittoria alla quale io solo oggi anelo: in tal modo il cristianesimo sarebbe stato liquidato. Che cosa accadde invece? Un monaco tedesco, Lutero, venne a Roma: questo monaco, con in corpo tutti gli istinti vendicativi di un prete disgraziato, si ribellò a Roma contro il rinascimento. Invece di capire con una forma di gratitudine il prodigio che si era prodotto, cioè il superamento del cristianesimo nella sua sede, il suo odio seppe trarre da questo spettacolo solo il suo nutrimento. Lutero vide la corruzione nel papato, mentre proprio il contrario si poteva toccare con mano: sul seggio papale non sedeva più l’antica corruttela, bensì la vita, bensì il trionfo della vita, bensì il grande sì a tutte le cose belle, elevate e temerarie. E Lutero restaurò la Chiesa”.

Ecco, sottolinea il prof. Ferrario: Lutero era un uomo della Chiesa e voleva restaurare la Chiesa. Anche quando a Worms, davanti all’imperatore, fece appello alla coscienza per non recedere dalla sua posizione, nella sua coscienza regnava Dio, l’obbedienza a Dio, non l’autonomia di una coscienza moderna.

 Un altro pensatore che ha capito Lutero, prosegue Ferrario, è Marx, il quale osserva che egli ha trasformato i laici in preti, trasferendo loro quella preoccupazione pastorale delle anime che prima apparteneva solo al clero.

Certo la riforma, che all’inizio sembrava solo una “bega tra frati”, si è trasformata in un fatto travolgente in quanto il clima era maturo: esistevano motivi politici e morali per essa, ma tali motivi non erano essenziali per Lutero, che non era teologicamente all’inizio così distante dal Papa.

Lutero non era un rivoluzionario, e credeva ingenuamente che la parola di Dio avrebbe spontaneamente trasformato la Chiesa una volta che fosse stata proclamata e “spiegata”.

La traduzione che Lutero compì del Nuovo Testamento divenne il cuore pulsante della riforma: egli tradusse la Bibbia mentre era praticamente prigioniero del Principe di Sassonia, superando la Vulgata di Gerolamo, di cui pure era un ammiratore, ed appoggiandosi ad Erasmo come filologo.

In tal modo, “volantinando” a mezzo stampa alcuni brevi testi biblici, iniziò l’alfabetizzazione di massa del popolo tedesco.

Lutero era audace nell’interpretazione della Bibbia ed usava un linguaggio di grande fascino plastico: la parola doveva essere anzitutto intesa come rivolta ad ognuno personalmente.

La catechesi in lui era centrale: nessuno infatti può credere per noi, neanche la Chiesa.

Entrando nel vivo del dialogo ecumenico, Ferrario ha fatto alcune affermazioni di grande interesse: lo scisma “protestante”, ha affermato, è diventato insuperabile per motivi politici, quando i principi tedeschi ne hanno fatto uno strumento contro l’imperatore.

Cattolici e protestanti sono vicini teologicamente più di quanto si creda: hanno infatti in comune l’orizzonte inaugurato da Agostino.

Proprio tale Padre della chiesa occidentale manca invece nella Chiesa d’oriente, che non possiede lo stesso “codice” di fondo e che è perciò culturalmente molto più lontana di quanto i cattolici siano disposti ad ammettere. La salvezza di Dio in Gesù può e anzi deve essere annunziata insieme oggi da cattolici e protestanti, non possiamo permetterci più queste divisioni oggi. Ma la Chiesa cattolica dovrebbe ammettere la possibilità della reciproca “ospitalità eucaristica”, passo al quale non si è ancora mostrata disposta.

Infine, Ferrario ha sottolineato che Lutero, per quanto ammettesse il dialogo personale del cristiano con Dio, si fidava maggiormente della confessione mediante il ministero della Chiesa, affinché il credente non fosse indotto a confondere la propria coscienza fallibile con la voce di Dio.