Ho letto un libro molto interessante che spiega come il magistero della chiesa cattolica, che a volte afferma di garantire la continuità rispetto all’insegnamento degli apostoli, ha viceversa espresso cambiamenti radicali di dottrina nel corso del tempo e ha compiuto scelte drastiche rispetto ai testi neotestamentari riconoscendo scarsa importanza ad alcuni insegnamenti ed enfatizzandone altri nemmeno esplicitati nei medesimi testi. Sto parlando del volume “Riforma – quando la chiesa si pensa altrimenti”

scritto dal teologo Michael Seewald, presbitero e professore di dogmatica in Germania. Semplificando moltissimo il ragionamento di Seewald possiamo dire che una svolta assai significativa nel modo di essere chiesa è avvenuta a partire dal periodo illuminista che mette in discussione molte affermazioni della dottrina cristiana e finanche l’esistenza di Dio. Nella chiesa cattolica, di conseguenza, si mette in atto una strategia di difesa che porta a enfatizzare il potere decisionale del magistero e in particolare il potere del Papa che diventa un monarca le cui decisioni richiedono obbedienza assoluta. Il Concilio Vaticano II ha corretto questa impostazione ma lo sviluppo dottrinale post conciliare di fatto ignora e modifica le indicazioni conciliari! Giovanni Paolo II ha un ruolo centrale in questo sviluppo dottrinale. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n.88), per esempio, viene rotto il legame tra dogma e Rivelazione: “ora possono diventare dogmi anche le dottrine (…) che dallo stesso magistero non sono considerate rivelate ma soltanto connesse con il deposito della rivelazione” (“Riforma…” p.74).   

Il tema, dunque, è: se un certo modo di intendere la Chiesa e soprattutto l’autorità nella Chiesa, non è sempre stato uguale ma è recente, i progetti di riforma della Chiesa stessa non sono da considerare come “ribellione” o tendenza a scardinare irrispettosamente un ordine millenario ma si pongono in continuità con ciò che è sempre stato, un continuo processo di cambiamento (buono o cattivo) nella e della chiesa.

I metodi adottati nella chiesa per realizzare il cambiamento sono, per Seewald, tre: autocorrezione, oblianza, occultamento dell’innovazione.  Per quel che riguarda l’autocorrezione, l’autore spiega, per esempio, in modo molto approfondito, come Pio XII modificò addirittura la forma e la materia del sacramento dell’Ordine dotando la sua decisione della massima autorità possibile. Ma si potrebbe anche ricordare che molto prima vi fu un processo di “sacerdotalizzazione” di presbiteri e vescovi del tutto sganciato dai testi neotestamentari e anche un’invenzione sempre più consolidata – fino a diventare “sentenza definitiva” con Giovanni Paolo II - del legame tra genere maschile e sacramento dell’Ordine, totalmente assente nelle Scritture.

Un esempio di oblianza riguarda la dottrina del monogenismo (tutta l’umanità avrebbe avuto origine dalla coppia, storicamente esistita, di Adamo ed Eva). Questa dottrina è stata semplicemente posta nel dimenticatoio. Nessuna autocorrezione ma solo la speranza che nessuno si ricordi più di una teoria tanto insostenibile.

Da ultimo, l’occultamento dell’innovazione: l’esempio portato da Seewald riguarda la libertà di coscienza e di religione osteggiate per lungo tempo dal magistero ecclesiastico ma, a partire dal Vaticano II, accolte e rivendicate come frutto dell’incontro tra la fede cristiana e altre impostazioni di pensiero. In questo modo “il magistero può cambiare tacitamente la propria posizione e al contempo può fare come se il suo insegnamento recente sia stato proposto da sempre così” (“Riforma…” p.132).  

La chiesa invece, per essere sé stessa, non deve fingere di non cambiare o addirittura di non potere cambiare.  Sarà invece fedele a se stessa se cercherà il cambiamento per potere sempre meglio testimoniare il Vangelo, se il magistero non pretenderà di fare affermazioni immutabili, se non si guarderà al passato per decidere se una cosa si può pensare o fare ma ci si chiederà cosa sia meglio pensare e fare oggi in base alla comprensione che oggi si ha del Vangelo. Ci conforta San Paolo: “Lasciatevi trasformare, rinnovando il vostro modo di pensare, per potere discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Romani 12,2).

Michael Seewald, Riforma. Quando la Chiesa si pensa altrimenti, Queriniana Brescia 2022