60 docenti di religione, 3 giorni e 2 notti, 6 relazioni, 2 laboratori, 2 uscite sul territorio … questi i numeri del corso regionale di aggiornamento per Idr in servizio in Emilia Romagna, che si è svolto a Tabiano i primi giorni di dicembre. Ma aldilà dei dati, quanti racconti! Quanti scambi, incontri, condivisioni! Ecco in ordine di ‘apparizione’ alcuni degli spunti di riflessione che ho portato a casa. L’intervento della biblista Laura Bernardi ci ha introdotto alla teologia narrativa. La Bibbia crea una catena di figure,

la storia è una sola, è la storia della salvezza e chi racconta e chi ascolta si scopre anello di quella catena. Il narratore è afferrato dal racconto, trasmette un’esperienza, ama quello che racconta. E l’ascoltatore si lascia coinvolgere e scopre che il racconto biblico gli parla, è la sua storia.  Quanto il mio insegnare è narrativo e quanto si limita all’informazione?

Flavia Montagnini ha condotto in due momenti i laboratori, che ci hanno portato a lavorare in piccoli gruppi. “Noi siamo narrazione” (J. Bruner): il nostro cervello inventa, diffonde, scrive storie continuamente. La narrazione descrive, non dimostra; elabora, interpreta, comprende, rievoca esperienze di vita. Raccontarci ci permette di scoprirci, di conoscere qualcosa di noi e consegnarlo all’altro. Qual è il mio stile educativo? Riesco a raccontare da dove viene? Ci siamo poi confrontati con la progettazione di un’attività didattica che si avvalesse della narrazione biblica.

P. Luciano Manicardi ci ha guidato in un percorso incentrato su Gesù, narratore narrato. La Bibbia dice Dio in una molteplicità di storie e il raccontarle fonda la comunità; la narrazione dà senso alle cose, alla realtà.  Gesù è il narratore di Dio; ci siamo soffermati sulle parabole e sul valore trasformativo del racconto evangelico. La Parola è sempre rivelativa. E oggi? Come dire la fede oggi? Quali narrazioni in classe?

“Le pietre narrano” … Visita alla Chiesa di San Francesco del Prato e al Battistero di Parma, visita alla Cattedrale di Fidenza. Abbiamo a disposizione un patrimonio di umanità raggiungibile ed accessibile, che chiede di essere raccontato e vissuto con i nostri ragazzi.

E a questo si aggiungono volti, sorrisi, storie di scuola e di vita; narrare apre alla condivisione, nel dire c’è sempre un dirsi e la narrazione è consegnare qualcosa di sé, gratuitamente.