Il brano del vangelo che racconta della donna siro-fenicia alle prese con Gesù (Marco 7,24-31) non mi è mai piaciuto. Questo Gesù duro ed escludente mi respingeva. E non avevo tutti i torti! Ma dopo avere ascoltato la spiegazione che la teologa e collega Silvia Zanconato ne ha dato, ho capito e visto nel brano ciò che non avevo capito e visto. Riporto di seguito ciò che la Prof.ssa Zanconato ha detto a una iniziativa dell’associazione "Donne per la Chiesa" di qualche settimana fa. Si tratta dei miei appunti,

ovviamente non rivisti dall’autrice del commento.

In questo brano Gesù si presenta con un'immagine diversa da quella compassionevole che ci aspettiamo. Gesù ci sconcerta: esprime il netto rifiuto di andare incontro alla richiesta della donna. Nel dialogo tra i due viene citato il pane che è simbolo di vita, distribuito con abbondanza - per esempio nella moltiplicazione dei pani - ma per la bimba della donna siro-fenicia non ce n'è.

Gesù offende la donna e sua figlia. Ciò che le dice è un insulto. Nella Bibbia, infatti, il cane è una creatura impura che si ciba della spazzatura. I rappresentano i nemici di Israele, quegli abitanti di Tiro e Sidone che facevano fare la fame ai contadini delle zone limitrofe. A Tiro e Sidone c'era benessere e la figlia di questa donna ha un letto comodo in cui stare, non è povera. La città di Tiro è la città dei Gentili, intorno invece ci sono sia Ebrei che Gentili. Niente suggerisce che Gesù, fino a questo momento, sia stato in questa terra straniera. Non si sa nulla della casa in cui Gesù è ma probabilmente è una casa giudea. È la donna che attraversa confini. Gesù è stanco, spazientito, voleva stare nascosto in quella casa ma la donna lo trova. Forse è un maestro in crisi. Nonostante gli sforzi, intorno a lui c'è tanta ostilità: gli apostoli non capiscono, i parenti lo considerano pazzo, gli scribi e i farisei gli si oppongono. Forse la donna siro-fenicia è appartenente a coloro che maltrattano il popolo ebreo. E così Gesù sceglie i figli della sua parte, sceglie i figli e non i cani. Gesù sente eccessiva la richiesta della donna.

“Ma lei gli replicò”. È l'unica persona in tutta la tradizione sinottica ad avere la meglio su Gesù in una disputa. Solitamente sono gli altri che devono imparare. Al versetto 28 troviamo l'unico discorso diretto di una donna nel Vangelo di Marco.

E di fronte a questa donna Gesù cambia atteggiamento. La donna non litiga, non contesta, non discute se merita di essere paragonata ai cani. Riconfigura la metafora. Usa una strategia come nelle arti marziali in cui si ribalta contro l'avversario la sua stessa forza. Gesù vede il lancio del pane a dei cani. Lei invece vede un pranzo in famiglia. Sono le parole di lei che Gesù riconosce autorevoli, le parole della donna fanno vedere altro anche a Gesù. Lei non vuole tutto il pane, le bastano le briciole. Non c'è bisogno di scegliere tra i figli della casa di Israele e i cani. Guardare il mondo da sotto il tavolo cambia prospettiva. È Gesù a fare metanoia: la donna è maestra di Gesù. Da questa donna Gesù riceve nuove energie, ricomincia la missione camminando nella regione di Tiro e Sidone, in regioni non ebraiche. Nutrirà moltitudini anche in terra straniera, non teme più la scarsità di mezzi, trova nuova forza per annunciare il Vangelo a tutti. La donna ha offerto a Gesù un orizzonte più ampio.