In merito al Convegno "Bibbia, cultura e scuola" (23 marzo 2016) al Liceo Bertolucci segnalo un articolo reperibile in rete: "La Bibbia vietata ai cristiani: verità e luoghi comuni" per precisare alcune affermazioni della relatrice Marinella Perroni, in particolare il discorso sulle Bibbie in lingua volgare proibite dalla Chiesa Romana. Se è vero che Papa Paolo IV aveva istituito l'Indice dei libri proibiti (1559), nel quale erano vietate ben 45 versioni della Bibbia in lingua volgare (perchè, non bisogna tacerlo, tradotte da autori sospetti o anonimi), è altrettanto vero che la lettura di Bibbie in lingua volgare (seppure permessa solo su licenza del Sant'Uffizio e su autorizzazione del Vescovo locale), in particolare della “Vulgata”, non fu mai vietata. 

 

Di fatto, la Chiesa non si oppose mai alla diffusione di traduzioni bibliche in lingue moderne, ma combatté solo quelle versioni che, a suo giudizio, potevano diffondere tra il popolo errori ed eresie. Tra le principali Bibbie e traduzioni volgari la cui lettura fu sempre permessa ai cattolici è il caso di ricordare:

·              in latino la Vulgata di San Gerolamo;

·              in italiano, la Bibbia del Malermi (1471);

·              in italiano, la Bibbia del Martini (1778);

·              in spagnolo, la Bibbia Alfonsina (1280);

·              in tedesco, la Bibbia di Rellach (1450);

·              in francese, la Bibbia di Jacques Lefèvre d'Étaples (1528);

·              in inglese, la Bibbia di Douai-Reims (1609).

·              in formato interlineare, la Poliglotta Complutense (1437-1517).


La Perroni ricordò inoltre che Papa Clemente XI, nell'enciclica Unigenitus del 1713, considerò sospette di eresia alcune categoriche affermazioni dei giansenisti (ma la relatrice dimenticò questo dettaglio...) riguardanti l'indiscriminata libertà di lettura e di interpretazione delle Sacre Scritture.

Fra le proposizioni condannate come eretiche, blasfeme, ecc., citate dalla relatrice, vi è la numero 80:  La lettura della sacra Scrittura è per tutti. (At 8,28). La condanna riguardava l’interpretazione giansenista a cui può portare la lettura di un singolo versetto (At 8,28 da cui si potrebbe arguire che la lettura della Bibbia può essere per tutti) avulsa dal contesto, vale a dire At 8,26-35, in cui la corretta interpretazione è che la lettura della sacra Scrittura è certamente per tutti, ma per tutti coloro che, come l’eunuco etiope, desiderano essere istruiti!
Dunque il problema, a parer mio, è, da sempre, da chi e perché un uomo desidera essere istruito nella lettura della Bibbia.

At 8,26-35:

26Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: «Alzati, e và verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». 27Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, 28se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. 29Disse allora lo Spirito a Filippo: «Và avanti, e raggiungi quel carro». 30Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». 31Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. 32Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. 33Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, ma la sua posterità chi potrà mai descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita. 34E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». 35Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù.