Con i ragazzi e le ragazze di terza superiore, nella seconda parte dell’anno, abbiamo affrontato le religioni/ filosofie orientali. Dopo aver parlato e fatto ricerca sull’induismo, letto e sperimentato un piccolo percorso sul buddhismo, ho pensato che potesse essere una bella occasione quella di andare a visitare il tempio Sikh vicino a via Mantova: esteriormente, se uno non bada alle bandiere, l’edificio è un semplice capannone artigianale, ma entrandovi, si coglie subito, attraverso profumi, suoni e colori, 

di essere  inun luogo spirituale che rimanda all’Oriente. Luciano Mazzoni mi ha messo in contatto con il responsabile della comunita, che prima ancora di conoscermi, mi ha invitato alla festa di Vaisakhi che ricorda la creazione del Khalsa, cioè la comunità Sikh.

Sono stata accolta con entusiasmo ed e’ stata l’occasione per iniziare ad intrecciare delle relazioni con alcuni membri della comunità. La settimana successiva ho portato la prima classe: per entrare bisogna togliersi le scarpe, lavarsi le mani e coprirsi la testa, uomini e donne, questo come segno di rispetto del luogo sacro. L’ospitalità e la tolleranza sono alla base di questa religione, originaria del Punjab. Il responsabile Singh e le guide religiose ce ne hanno presentato i tratti fondamentali, hanno spiegato  e mostrato le 5 kappa e hanno recitato un inno preso dal loro testo sacro, che  è considerato la divinità, un Guru vivente, Guru Granth Sahib Ji. Nel tempio, il Gurdwara, la porta è sempre aperta, chiunque e’ ben accetto e ricevera’ sempre da bere e da mangiare, infatti la struttura è composta  sempre  anche da una cucina e anche noi abbiamo assaggiato ciò che i Sikh mangiano dopo aver pregato, un dolce chiamato Ptasse. 

I miei ragazzi sono rimasti entusiasti da tanta gentilezza e affascinati da cio’ che hanno scoperto: a scuola si è sparsa la voce e tutte le classi terze mi hanno chiesto di vivere quest’esperienza. Non sono riuscita a portarle tutte, ma dopo l’ultima visita, devo dire che ormai ero di casa, o per lo meno mi sono sentita così. E’ stata una bella occasione di confronto, di apertura all’altro, di testimonianza e di tessitura interculturale!