Nelle mie classi di quinta liceo, a conclusione del percorso sulla Teologia Femminista, ho voluto soffermarmi sulla figura di Maria di Nazareth. Il lavoro si è svolto in tre fasi. Nella prima ho chiesto di associare alla figura di Maria una o più parole, le prime che fossero venute in mente. Le più gettonate sono state vergine, madre, pura, immacolata, serva, amore, bontà, azzurro. In secondo luogo ho diviso la classe in coppie assegnando a ciascuna l'analisi di un canto

 

liturgico mariano e chiedendo di annotare le caratteristiche attribuite in esso a Maria. Infine, a ciascuna coppia, ho assegnato un brano del Nuovo Testamento che parla di Maria chiedendo di raccontare alla classe che tipo di donna veniva descritta. La conclusione è stata abbastanza interessante. L'immagine tradizionale di Maria, veicolata da molta predicazione, devozione popolare, iconografia religiosa e canti liturgici, esalta alcune sue caratteristiche come la maternità verginale, l’accettazione della volontà divina, il custodire e il meditare avvenimenti più grandi lei...

Ne dimentica però altre come la sua forza profetica, la sua autonomia nel decidere al di fuori di ogni mediazione maschile, il suo difficile rapporto con Gesù che non si rivolge mai a lei chiamandola “madre” ma “donna”, il suo ruolo autorevole nella famiglia e nella prima comunità cristiana post pasquale…

Inoltre, la devozione mariana ha fatto della madre di Gesù una specie di dea astorica e sovrumana trascurando il suo essere “donna tra le altre donne” e “donna di Israele” scrupolosamente rispettosa di tutte le tradizioni religiose del suo popolo.

Nessuna donna ha avuto ed ha l’importanza di Maria di Nazareth nella fede cristiana e questo è molto bello. Ma forse abbiamo bisogno di purificare le immagini tradizionali che la riguardano attraverso un ascolto delle Scritture che sia attento e libero da pregiudizi.

A questo proposito può essere molto utile il testo di E. Johnson, Vera nostra sorella – una teologia di Maria nella comunione dei santi, Queriniana

Nella foto la singolare “Madonna delle Milizie” di Pascucci conservata nella chiesa Madre di Scicli (Ragusa).