Il tradizionale convegno Nazionale per Insegnanti di Religione Cattolica tenutosi a Santa Maria degli Angeli ad Assisi ha avuto come tema “Un tempo per..” - come la vita interroga l’IRC -. Quest’anno ha riunito circa cento Idr provenienti da tutta Italia e si è svolto tra il 24 e il 26 ottobre.Il tema rimanda a quello che l’oggi sollecita la coscienza e la conoscenza dell’Idr: il filo conduttore dei lavori è stato infatti il libro di Qoelet, scelta coraggiosa e stimolante.

La relazione iniziale di Luigino Bruni ha consentito una prima immersione nel libro del Qoelet dal punto di vista esistenziale. Il Qoelet non è un testo di ricerca o di iniziazione ma è un libro per la vita adulta, un libro che vuole ridurre, tagliare, decostruire: tutto è niente, a nulla vale ogni consolazione materiale o sensoriale, considerata anzi come distrazione - deviazione o peggio. Ogni nostro attaccamento è un idolo, una falsa alternativa a Dio.  Afferma Bruni: “All’uomo piacciono i mercati…si preferisce una piccola salvezza mia (magari comprata..), a una grande salvezza regalata a tutti e gratuita”.

Qoelet ci vuole “artigiani di una casa nuova, testimoni consapevoli di una fraternità non idealizzata, ma spesso drammatica” come un facchino che butta fuori le statue degli idoli fino al tempio vuoto: solo lì puoi (forse) sentire una voce che non è idolatra.

La relazione della Dott.ssa Bertè “Abitare il limite”, attraverso un approccio narrativo, ha portato in aula il tema della sofferenza e della morte, andando a toccare i sentimenti di ognuno: storie di persone malate ed insieme la missione di alleviare quel dolore nella relazione, con le cure, consapevoli che non salveranno quella vita, ma che si accompagna quel volto sofferente alla fine. Citando A.Camus “bisogna essere colui che resta”.

Il dolore, la morte immeritata e inspiegabile, di fratelli vicini o lontani ravviva ancora in noi la fede, la speranza o cerchiamo di evitare lo scandalo?

Interessante anche l’intervento di don Vito Pelizzeri che ha ripreso la parabola del buon Samaritano: oggi viviamo in contesti sociali conflittuali, il prossimo è un rischio, una minaccia o una domanda aperta su chi sono e dove vado? Nella parabola, il pensare “Gesuano” non dà risposte ma prepara processi, Gesù non si sostituisce a nessuno, non occupa posti. Suscita e restituisce con il prossimo la domanda fondamentale: da che parte stai? Siamo chiamati a una nuova prossimità,  a “inaltrarci”,  fermarci per prenderci cura dell’altro.

La formazione aiuta a rimettere in moto le nostre risorse, il nostro essere Idr, il nostro slancio ideale. Credo che questo convegno sia stato un aiuto a raggiungere l’intento. Buon cammino.

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