Per la prima volta in questo anno scolastico l’Educazione Civica (EC) entra effettivamente nel curricolo di ogni scola dato che vige ormai l’obbligo di inserire il voto in pagella. Mi pare di capire che ogni scuola si sta organizzando con una certa autonomia e che diversi sono gli atteggiamenti nei confronti della nostra disciplina in rapporto all’EC. In queste ultime settimane ci sono state varie occasioni di approfondimento sulla questione tra cui alcuni webinar organizzati dalla CISL.

 

I nodi restano da sciogliere anche se la CISL si è impegnata a offrire una propria interpretazione ufficiale della normativa. Nel liceo in cui insegno si è cercato di sciogliere i nodi in questo modo: il fatto che noi IdR non facciamo parte dell’”organico dell’autonomia” non viene considerato e quindi si accetta come scontato che anche noi diamo il nostro contributo alla nuova disciplina. Nessuna di noi però svolge il ruolo di coordinamento anche perché noi abbiamo sia Diritto ed Economia sia Scienze Umane che si prestano molto bene a fare da punto di riferimento e asse centrale del percorso. Noi comunque possiamo battezzare alcune delle nostre ore come EC però queste ore non sono conteggiate nelle 33 previste dalla legge perché alunne e alunni non avvalentesi ovviamente non le frequentano quindi non possono valere per tutta la classe. È stato dunque trovato un compromesso: le ore non valgono ma il voto vale. Se io, per esempio, svolgo quattro ore di EC perché, supponiamo, parlo in quinta della Laicità dello Stato, su questo tema farò una verifica, assegnerò un voto e quel voto concorrerà al voto finale attribuito in pagella. Ma come possiamo dare un voto se la legge ci impone di dare giudizi? L’idea è che, dato che il voto non è in Religione Cattolica ma in Educazione Civica, nessuno ci impedisce di usare i numeri. L’intenzione è quella di chiedere al Collegio dei Docenti l’approvazione di questa piccola innovazione.

L’ipotesi di lavoro studiata nella mia scuola non è l’unica possibile. Qualcuno ritiene che se il Consiglio di classe definisse un percorso che comprende anche l’insegnante di religione, nelle ore da questi svolte sarebbero obbligati a partecipare anche i non avvalentesi perché non si tratterebbe di IRC ma di Educazione Civica.  Teoricamente non fa una piega, praticamente mi pare poco realizzabile.  Una via di mezzo potrebbe essere quella di proporre ai non avvalentesi una partecipazione volontaria e formalizzata alle ore di EC svolta dall’IdR, ma questo non garantisce che tutti parteciperebbero e quindi il problema della validità delle ore rimarrebbe.

Come al solito ci troviamo in un ginepraio che ci costringe a soluzioni pasticciate. Ed è inevitabile che sia così visto che la soluzione pasticciata sta già nella norma fondamentale che regola l’IRC e cioè nell’art. 9.2 dell’Accordo di Revisione del Concordato Lateranense. Se non si avrà il coraggi di mettere mano a quella il nostro ruolo, e il ruolo dell’insegnamento religioso nella scuola, resterà quanto mai ambiguo.