Parlare di Islam a scuola va bene ma ancora meglio se alle lezioni si accompagna l’impegno a creare relazioni di mutua conoscenza e stima con le donne e gli uomini musulmani che vivono in mezzo a noi. Per questo un gruppo di IdR (vedi foto) ha partecipato all'iniziativa organizzata presso il Centro Culturale Islamico di Parma in occasione della giornata mondiale contro la violenza alle donne (25 novembre). Il titolo della serata era "Dietro un velo di omertà". Relatrici Ibtisam Elmadiouni assistente sociale di Parma e Sara Jaouad, studiosa di Verona che sono state presentate dal Direttore del Centro Mohamed Amin Attarki.

Ibtisam ha presentato i dati della violenza degli uomini sulle donne, dati che fanno sempre rabbrividire per la loro crudezza anche perché ci si accorge che il fenomeno è trasversale alle culture e ai ceti sociali. “La violenza è molto democratica” ha detto amaramente “colpisce tutte senza distinzione”. Essa nasce da un pensiero maschilista che troppe volte è proprio anche delle donne e che trova le sue radici nel volere stabilire astrattamente ruoli femminili e ruoli maschili, prescindendo dalla originalità e dalla libertà delle persone per cui ci si aspetta che gli uomini siano forti e dominatori e le donne pazienti e capaci di sopportazione.

Ibtisam sembrava quasi scusarsi di quello che diceva, si sentiva un certo disagio in lei. Forse perché percepiva che non tutti i presenti condividevano ciò che affermava?  Forse si sentiva guardata con sospetto dai pochi uomini in fondo alla sala?

Sara invece è apparsa subito a suo agio e molto decisa a fare valere le proprie ragioni. Ha raccontato che prima dell'inizio dell'incontro, mentre parlava con il Direttore del Centro, un bimbo si è avvicinato e ha chiesto a lui "Che fai? Ascolti una donna?!".  Sara gli ha spiegato che anche lui ascolta sua madre quindi non si vede perché una donna non dovrebbe essere ascoltata da un uomo. Un piccolo episodio che però fa capire quanti lavoro ci sia da fare per educare gli uomini al rispetto delle donne.   Sara ha affermato che per il Corano l’unione matrimoniale è un dovere religioso, morale e un compito sociale. Richiede il consenso di entrambi, mira a una mutua realizzazione, all’amore, pace, compassione, serenità, conforto e speranza. Ha voluto insomma dimostrare che non ci sono fondamenti coranici alla discriminazione delle donne e tanto meno alla violenza su di esse anche se in conclusione ha sostenuto una tesi piuttosto tradizionale affermando che generalmente le donne sono più emotive degli uomini e quindi hanno bisogno della loro stabilità e fermezza.

" Ma non sono proprio questi gli stereotipi da superare se vogliamo prevenire a violenza?" ha chiesto una giovane donna dal pubblico.  Sara ha insistito: uomini e donne hanno lo stesso valore ma hanno diritti e doveri diversi.

E' intervenuta anche una donna musulmana di 37 anni madre di cinque figli avuti da un uomo che le ha fatto subire ogni tipo di violenza. Ha voluto raccontare la sua storia per incoraggiare tutte le donne ad avere fiducia in se stesse opponendosi alla violenza e recuperando la stima di sè. Lei ce l'ha fatta e vuole aiutare altre donne a conoscere la stessa rinascita sperimentata da lei dal momento in cui si è liberata di una relazione malata.

Alla fine dell'incontro (al quale ha partecipato anche l'Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Parma, Laura Rossi) è stato offerto un rinfresco a base di piatti prevalentemente tunisini preparato e servito da alcuni uomini. Le partecipanti hanno molto gradito!