Questo articolo è stato pubblicato su Vita Nuova e racconta l'interessante progetto promosso dalla nostra collega Rosa Sorrentino. Grazie a Laura Caffagnini e al settimanale della Diocesi per la gentile concessione.

Canzoni — di Vasco Rossi, Jovanotti, Alex Britti, The Sun, Maitre Gims —, parole — amicizia, amore, felicità — e tanto entusiasmo hanno tessuto la trama di una giornata particolare di scuola per ragazze e ragazzi della secondaria di primo grado “Luigi Malerba” di Fornovo, dal titolo: “Religioni in dialogo. Una strada possibile per giovani e adulti”.

Scesi all’auditorium dell’Istituto Gadda con le insegnanti, alunni e alunne hanno incontrato alcuni membri del Forum interreligioso “4 ottobre” insieme a referenti di alcune associazioni: la Bel Agire di Fornovo, la Caritas diocesana di Parma, il Centro immigrazione asilo e cooperazione internazionale di Parma; inoltre il vice sindaco di Fornovo, Paolo Valenti, e il parroco, don Mario Mazza.

L’iniziativa è stata ideata da Rosa Sorrentinoinsegnante di religione cattolica, che dopo esperienze nelle scuole dell’infanzia e primaria di Riccò, ha proposto un percorso interreligioso analogo nelle medie di Fornovo. Ci ha spiegato: «Il progetto è nato perché la presenza nelle scuole del territorio di ragazzi di diverse religioni ha fatto maturare l’idea di lavorare con loro su ciò che è diverso e nello stesso tempo unisce. Dopo l’approvazione dei membri del collegio docenti, il progetto è stato inserito nel Pof e, con il permesso dei genitori e con il coinvolgimento di colleghi di italiano e di musica, ho avviato un percorso attraverso la nascita delle religioni, i simboli, le norme alimentari e alcune tematiche sulle diversità».

Nel percorso sono emerse le personalità e i desideri degli studenti: «Le canzoni, le frasi sull’amicizia e sulla ricerca di felicità proposte dai ragazzi hanno mostrato come l’accettazione di sé sia una tematica costante. Cambia l’età ma i bisogni sono gli stessi: essere accettati così come si è, in famiglia, a scuola e dai coetanei». L’esperienza ha toccato anche nodi della contemporaneità che influiscono sul vissuto: «Dopo i fatti di Parigi abbiamo avuto occasioni per riflettere e ci sono stati anche momenti un po’ difficili perché alcuni ragazzi riflettevano il pensiero delle proprie famiglie. Allora di nuovo abbiamo ribadito: ma noi, vogliamo un mondo migliore o vogliamo vivere nella paura? Non possiamo avere sempre paura di uscire o non fidarci dell’altro. Nel passato anche noi cristiani non siamo stati un buon esempio. Oggi c’è chi crede di onorare Dio uccidendo chi crede diversamente. La religione parla di amore, Dio vuole il bene di tutti e non chiede a nessuno di uccidere per lui. Fatta questa premessa siamo ripartiti».

La mattinata è stata varia e ha coinvolto studenti e insegnanti. Ragazzi e ragazze hanno cantato sulle canzoni da loro proposte, hanno espresso in un power point pensieri sui valori della vita e approfondimenti sul binomio cibo-religioni. Quindi hanno posto delle domande a Luciano Mazzoni, coordinatore del Forum interreligioso, che ha spiegato la nascita e la funzione di questa organizzazione, a Rebecca Krajem, che rappresenta l’associazione Musulmani per il dialogo, una tra le voci dell’Islam a Parma, e a Maria Augusta Favali, della Comunità bahà’i’ di Parma, che attraverso immagini ha presentato i templi bahà’ì del mondo e la spiritualità di questa religione, nata nel XIX secolo in Persia da Bahà’u’llàh, che opera per la pace e l’unità tra i popoli.

Le risposte e le testimonianze hanno spaziato anche dall’ambito della Caritas diocesana — la direttrice, Maria Cecilia Scaffardi, ha raccontato un’esperienza di accoglienza e ha invitato le classi a partecipare periodicamente al servizio della mensa di via Turchi a Parma—, al Ciac— con i racconti di un giovane che fa servizio alla Caritas e vive con alcuni studenti universitari che hanno abbracciato il progetto di convivenza interculturale Tandem— alla presentazione dell’associazione Bel Agire da parte del presidente Hassan Mahfoud (vedi intervista). Il vicesindaco di Fornovo, Paolo Valenti, ha riportato l’esperienza della festa nella Sala consiliare di Fornovo per la nascita del profeta Muhammad e di Gesù proposta dalla Bel Agire. Celebrata dopo gli attentati di Parigi, ha detto Valenti, è stata un momento molto sentito che ha mostrato come le religioni non dividono ma uniscono. La scuola, ha concluso, può offrire una cultura diversa per costruire un mondo nuovo. Al termine due brevi e applauditissimi interventi di Bruna Codeluppi,  del Dipartimento della libertà religiosa della Chiesa avventista, che ha incoraggiato i giovani a sognare, e di don Mario Mazzache, dopo aver ringraziato la professoressa Sorrentino e i suoi collaboratori per “un’esperienza unica”, ha riassunto l’incontro in tre parole:«incontrarsi: stamattina c’è stato un assaggio, bello, non facile, da continuare; ascoltarsi: quando si parla di dialogo, l’ascolto, il mettersi in sintonia, è la cosa principale; impegnarsi: nella direzione dell’apertura nei confronti di tutti a partire da come è ciascuno con la sua realtà, noi adulti, voi giovani. C’è bisogno di dialogo anche tra ragazzi e adulti. La comprensione delle ragioni reciproche ci può aiutare a costruire insieme quella pace di cui il mondo ha un bisogno estremo».

LA PAROLA AD HASSAN MAHFOUD, ASSOCIAZIONE BEL AGIRE

«Bel agire è nata nel 2006, siamo una componente fornovese di stampo musulmano ma, essendo un’associazione di promozione sociale, il nostro obiettivo non è solo religioso».Hassan Mahfoud (nella foto con Rosa Sorrentino), presidente di Bel Agire, ci ha raccontato l’attività del sodalizio di giovani musulmani di Fornovo.

«Trattiamo argomenti del vivere sotto gli aspetti quotidiani. Siamo una piccola realtà, cerchiamo di collaborare con le istituzioni locali e con le associazioni, e cerchiamo di dare un piccolo contributo per favorire la conoscenza e l’azione per il bene comune. Cerchiamo il modo più rispettoso e inclusivo: noi siamo una parte integrante di questa società e non dobbiamo avere né pretese di superiorità né sentirci inferiori; a parità di livello cerchiamo di collaborare con tutti». I membri dell’associazione sono in maggioranza di origine marocchina, alcuni nati in Italia, altri fuori, alcuni hanno ottenuto la cittadinanza. Continua: «Abbiamo rapporti con il Centro islamico di Riccò; venendo da diversi Paesi, le componenti immigrate islamiche sono soggette a dinamiche complesse che vanno trattate anche a livello infrareligioso. Non è facile come sembra, c’è uno sforzo anche interno per cercare una linea comune. C’è speranza nella seconda generazione perché trovi un filo conduttore per trovare basi comuni per tutti e un dialogo tra tutti». L’attività del gruppo si allarga anche fuori provincia: «Collaboriamo con associazioni simili alla nostra a livello nazionale, ad esempio l’associazione delle Alpi di Torino e la Casa della misericordia di Modena. Abbiamo organizzato incontri per giovani e incontri interreligiosi. La gente ha bisogno di confrontarsi sull’ambito spirituale, sull’anima: è una domanda nascosta ma che vive nella gente. L’augurio è che tutti possano riflettere nel proprio intimo attraverso gli eventi che organizziamo». Le riunioni e gli eventi di Bel Agire si svolgono nella sala di preghiera di Riccò, dove si incontrano i musulmani del territorio. Nel 2015 un evento particolare in un luogo particolare: «Grazie alla disponibilità e all’accoglienza del Comune, abbiamo organizzato nella sala consiliare un evento per festeggiare insieme il Natale, la nascita di Gesù, e il Mawild, la nascita di Mohammad. Prima dell’incontro siamo andati nelle scuole a spiegare il progetto. L’incontro si è svolto con una presentazione del significato dell’evento, che si teneva anche in altre città italiane, e con un rinfresco con piatti tipici. E’ stata l’occasione per instaurare rapporti con il mondo istituzionale cercando di lavorare insieme e trasmettendo messaggi di pace». A Fornovo c’è una buona integrazione tra vecchi e nuovi cittadini? «Dipende dai gruppi che si formano: sulla base del divertimento e dello sport i giovani sono uniti: bisogna operare in questo ambito, creare delle attività che possano coinvolgere, è così che nascono amicizie e conoscenze e si guadagnano fiducia e serenità verso l’altro che, quando mancano, si crea scompiglio. Anche il Piedibus favorisce la conoscenza. Sono percorsi piccoli e umili che vanno sostenuti nel tempo». (l. c.)