Ho accompagnato un gruppo di studentesse di terza liceo al monastero zen Sanboji nei pressi di Berceto. Per arrivarci è necessario prendere il treno fino a Ghiare, viaggiare una mezz’ora in Pronto bus e infine farsi una breve camminata. Il monastero, infatti, è immerso nella natura, piuttosto lontano da centri abitati. Per tutta la giornata siamo state accompagnate da una monaca che ci ha mostrato i locali, spiegato i simboli e guidate nelle attività pratiche.

Queste visite nei luoghi del buddhismo sono particolarmente interessanti perché permettono di toccare con mano qualcosa di nuovo e, soprattutto, consentono di fare qualche, seppure breve, esperienza concreta di “pratica” buddhista. La monaca, infatti, ci ha guidate in un “esercizio energetico” e in alcune forme di meditazione. Sono risultati molto significativi i momenti di silenzio che abbiamo vissuto. Essere invitate a pranzare in silenzio, per esempio, è stato piuttosto spiazzante, più delle statue di Avalokitesvara o del giardino zen!

Ci ha fatto riflettere anche l’insistenza sulla “pratica” più che sulla conoscenza. “In occidente siamo abituati a porci continuamente domande: vogliamo sapere e poi praticare” ha detto la monaca “Gli orientali invece prima praticano per poi interrogarsi sul significato”. La mente Zen è come quella di un bambino che non sa ma sperimenta. Ed è stato bello provare i movimenti armonici del corpo che, senza parole, riuscivano ad esprimere la sofferenza del mondo, la compassione e la benevolenza verso tutti gli esseri, la possibilità del dono gratuito per aiutarsi ad emanciparsi dalla sofferenza.

La monaca ha spiegato che non esiste la conversione allo zen: si tratta infatti di una pratica che è compatibile con religioni diverse. E ha ricordato il centro “La stella del mattino”, fondato dal saveriano Luciano Mazzocchi, dove si pratica lo zen da cristiani.

Carla Mantelli

La meditazione, così importante nello zen, si pratica seduti, in piedi, fermi o in movimento…ma si pratica i realtà in tutti i momenti della giornata compiendo ogni tipo di lavoro, anche il più umile. Ogni azione è “spirituale” se compiuta con consapevolezza, cura, attenzione e senza “spirito di ottenimento”. “Penso a ciò che sto facendo e divento uno con ciò che sto facendo: questa è la realizzazione”, ha detto la monaca.

Alla fine della giornata, bella, intensa ma anche rilassata, mi sono chiesta: se volessi fare conoscere il cristianesimo attraverso un’esperienza in cui si può toccare con mano il cuore della nostra fede, dove potrei portare le mie classi?