Il contesto culturale in cui viviamo oggi ci mette continuamente a confronto con una pluralità di etiche e con un ampio ventaglio di possibilità di scelte, in una situazione cioè, di incertezza valoriale. Che sia un bene o un male qui non interessa, interessa che è così e quindi i giovani (ma anche noi adulti) si trovano a camminare su sentieri che non sono predefiniti, possono dipanarsi in una dimensione planetaria e all’interno di forme familiari del tutto nuove. Anche la percezione del proprio corpo e la

costruzione della propria identità sessuale risentono fortemente di questo contesto e quindi oggi ci troviamo sempre più spesso di fronte ad adolescenti che vivono in modo inedito quella centralità del corpo che è sempre stata un elemento cardine dell’adolescenza. Per questo la cooperativa Eidè, insieme a Progetto Oratori, Pastorale giovanile, Agesci, Azione Cattolica e Comune di Parma ha recentemente proposto un momento di riflessione dal titolo “Scoperta e costruzione dell’identità sessuale in adolescenza”. Relatori don Marco Uriati, Fabio Vanni, don Aristide Fumagalli.

Mi fermo su alcuni aspetti dell’intervento del dott. Fabio Vanni, referente del programma adolescenti e giovani dell’ASL di Parma, professore a contratto di psicologia clinica dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Università di Parma e direttore scientifico del "Progetto Sum" 

I temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere oggi sono vissuti, nell’adolescenza, senza che la tradizione possa offrire qualche elemento di riferimento. Le/gli adolescenti vivono il proprio corpo come completamente disponibile sia in senso culturale che tecnologico che psicologico. L’adolescente si percepisce come l’attrice/l’attore di se stesso. Il tema dell’orientamento non eterosessuale ma anche quello dell’identità non coerente con il sesso (sono biologicamente un maschio ma mi sento una femmina oppure non mi sento né maschio né femmina) si pone sempre più spesso e sembra che nel mondo giovanile si accettino questi fatti senza drammi. Nella stragrande maggioranza dei casi le identità fluide e gli orientamenti “non standard” vengono accettati e anzi rivendicati o difesi in nome della libertà personale.

Ma chi ricopre un ruolo educativo come si può porre di fronte a tutto ciò? Sostanzialmente il dott. Vanni ha affermato che se c’è incertezza valoriale (e c’è per tutti!) non possiamo dettare norme etiche a cui l’adolescente dovrebbe adeguarsi. Ciò che ci viene chiesto è la capacità di accompagnare e ascoltare senza avere la presunzione di disporre di una mappa chiara per orientarci. Dobbiamo prendere sul serio queste/questi adolescenti e procedere insieme, comunicando loro che noi adulti ci siamo e ci mettiamo a disposizione. Siamo all’interno di una specie di laboratorio in cui ci giochiamo la possibilità di co-costruire un futuro comune.

D’altra parte, osservo io, varie studiose e studiosi oggi sostengono che la struttura simbolica binaria in cui l’umanità è stata immersa per millenni (esistono solo maschi e femmine, l’identità di genere coincide col sesso biologico quindi ci sono solo due generi, l’orientamento naturale è quello eterosessuale) è una gabbia costruita dalla cultura patriarcale che presuppone anche che la femmina sia subordinata al maschio. Fino a poco tempo fa chi si discostava da questa struttura simbolica era considerato deviante, anormale. Oggi non più perché, come gli studi antropologici hanno sempre evidenziato, non è vero che esistano solo maschi e femmine.

E quindi? Quindi bisogna avere l’umiltà di cercare, confrontarsi, ascoltare e farsi illuminare dalla Parola di Dio. Per questo potete ascoltare tutte le relazioni del convegno sul sito della diocesi.