Un bel confronto quello di venerdì scorso tra noi IdR di Parma e Fidenza. I dati su avvalentesi e non, il nostro contributo al Sinodo, la presentazione del libro di Filippo Binini hanno reso la mattinata vivace e interessante.  E poi il lavoro dei gruppi per confrontarci su come ci sentiamo oggi nello svolgere la nostra professione. Ci è stato chiesto di sintetizzare in un’immagine i contributi su quest’ultima questione. Nel nostro gruppo si è scelto di disegnare una montagna sulla quale si snodano diverse

strade verso ampi orizzonti. Noi camminiamo con lo zaino in spalla, decisi ad andare avanti ma…una grossa palla al piede ci frena e ci tira indietro.  Fuor di metafora, noi viviamo il nostro mestiere come un’avventura bellissima e ricca di potenzialità, ma la condizione giuridica in cui operiamo è assai frustrante. E frustrante è anche l’apparente indifferenza che spesso percepiamo da parte dei nostri vescovi i quali ci sembrano paghi della percentuale mediamente piuttosto alta di chi si avvale dell’IRC, senza considerare che molti, troppi, tra ragazze e ragazzi, non hanno alcuna occasione per confrontarsi sul fenomeno religioso. Senza preoccuparsi del fatto che le medie aritmetiche raccontano una realtà deformata: come noto, se Tizio mangia due polli e Caio zero polli, risulta che va tutto bene perché mangiano un pollo a testa. E così, se mediamente più dell’80% sceglie di frequentare l’IRC, al nord le percentuali sono ben più basse che al sud, nei professionali ben più basse che nei licei… E comunque il calo è lento ma inesorabile. Molti di noi pensano che sarebbe necessario superare l’attuale quadro normativo anche se è evidente che la cosa si presenta molto difficile. Sia perché nessuno ha davvero voglia di mettere mano al Concordato, sia perché, come ha sempre affermato il nostro ex collega e punto di riferimento Federico Ghillani, il Concordato è il nostro limite ma anche la nostra garanzia. Forse sarebbe già un piccolo passo avanti se una legge dello Stato, senza toccare la facoltatività dell’IRC, imponesse a chi non se ne avvale di frequentare un altro insegnamento che aiutasse comunque i giovani a interrogarsi sulle grandi questioni esistenziali. Almeno si eviterebbero frotte di ragazzi che girano per i corridoi o che escono da scuola per andare al bar mentre le compagne e i compagni fanno lezione.

Sul nostro sito si può vedere qualche slide, presentata da Vinicio Zanoletti, su avvalentesi e non e anche la sintesi del nostro contributo al Sinodo. Il libro di Filippo invece (già presentato l’anno scorso sul blog) bisogna comprarlo. E leggerlo. Ne vale la pena! Buon anno a tutte e tutti!