Molte volte abbiamo sentito parlare di “sincretismo” religioso come di un fenomeno negativo, incompatibile con l’appartenenza chiara a una comunità e con contenuti di fede “oggettivi”, un modo di credere che mescola le religioni in base a esigenze soggettive.Recenti studi teologici però propongono di superare questi giudizi e valutano con interesse comportamenti religiosi che non chiamano più “sincretismi” ma “ibridazioni”. Ne parla un intrigante articolo di Lorenzo Fazzini su Avvenire di giovedì 27 dicembre riportando alcune esperienze che fanno pensare.

 

In India, per esempio, nello stato dell’Uttar Pradesh, su 26 milioni di abitanti esistono 19.000 cattolici ma 50.000 Khrist Bhakta, induisti attratti da Gesù e dalla sua parola. Questi ultimi non rinunciano alla fede indù ma si dichiarano cristiani senza volere il battesimo, si riuniscono per leggere la Bibbia, praticano l’adorazione eucaristica e cercano di vivere il vangelo nella vita quotidiana. Analoghi fenomeni accadono in Africa dove l’antica religione animista convive con la fede cristiana. Non si tratta di “schizofrenia religiosa” secondo il teologo gesuita Agbonkhianmeghe Orobator ma della convinzione che “tutto il sistema religioso si fonda sulla vitalità della creazione”. E ciò è perfettamente coerente con il pensiero cristiano se è vero che, come scrive Francesco nella Laudato sì, “Ogni creatura ha una funzione e nessuna è superflua (...) Suolo, acqua montagne, tutto è carezza di Dio”. Fazzini cita anche i libri di Luciano Mazzocchi, missionario saveriano che da decenni riflette sugli “incroci” tra cristianesimo e Buddhismo Zen. E anche l’esperienza del missionario Paolo Dall’Oglio in Siria (rapito e scomparso nel nulla alcuni anni fa) raccolta nel libro “Innamorato dell’islam, credente in Gesù” (Jaca Book).

Insomma, forse dobbiamo superare antiche rigidità e vedere con occhi nuovi la contaminazione tra religioni e fedi diverse. Non è un passaggio esente da rischi ma, compiendolo, potremmo probabilmente  acquisire una maggiore consapevolezza dell’ineffabile Santo Mistero Divino che nessuna formula, nessun rito, nessuna liturgia potrà mai esprimere in modo esaustivo.    Questo il link all'articolo di Avvenire  http://avvenire.ita.newsmemory.com/?token=776ec5d82ca7cc50db102483f4dbab92_5c292fee_34b98

Nella foto una liturgia Khrist Bakta