Nel recente incontro di formazione idr abbiamo parlato di competenze. Ci ha aiutato Aluisi Tosolini che è dirigente scolastico del liceo Bertolucci ma che ha iniziato la sua carriera scolastica proprio come insegnante di Religione. Il titolo della relazione citava la “scuola delle competenze” ma il prof. Tosolini ha sostenuto che la scuola di oggi non è affatto la scuola delle competenze perché, salvo alcuni cambiamenti, resta una scuola ancora basata sulle conoscenze e sulla preoccupazione di svolgere “il programma”. Non è una scuola delle competenze anche perché non si è ancora trovato un modo sensato per valutare le competenze (sulle quali più o meno sporadicamente si lavora),

 

magari attraverso le esperienze di alternanza scuola lavoro.   I voti che vanno a riempire le pagelle si basano su compiti in classe e interrogazioni, esattamente come un secolo fa. E la certificazione delle competenze che dovrebbe essere redatta alla fine della seconda superiore si riduce spesso un mero adempimento burocratico anch'esso basato, paradossalmente, sui voti nelle singole discipline.

Il problema è che le competenze sono qualcosa di molto complesso, fatto di conoscenze, abilità, atteggiamenti e valori. Può bastare una “prova esperta” per valutarle?  E non si corre il rischio di scivolare verso una valutazione delle persone invece che delle prestazioni?

Puntare alle competenze significa certamente tenere presente la globalità delle persone in apprendimento ma bisogna sempre chiedersi quali sono i valori che guidano l’esperienza di insegnamento apprendimento. Ci può essere un soggetto molto competente ma non democratico, razzista e xenofobo... Per questo, costruire la scuola delle competenze non ha a che fare solo con l’innovazione didattica o il rapporto più stretto con ciò che è fuori dall’aula scolastica ma soprattutto con i valori che bene, per esempio, sono riassunti nella nostra Costituzione repubblicana e che stanno alla base della scuola italiana.

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In questo quadro, capire quale può essere il contributo specifico dell’IRC nella formazione del soggetto competente non è semplice. L’IRC è molto attento ai valori, a formare soggetti virtuosi e questo è certamente un buon punto di partenza. Ma organizzare il nostro lavoro definendo conoscenze e abilità da acquisire in modo che diventino tasselli di vere competenze non è così semplice. E non aiutano le Indicazioni Nazionali che, almeno per quel che riguarda la secondaria di secondo grado, contengono un elenco di obbiettivi generali scarsamente coerenti con il concetto di competenza.

C’è da sperare che nel percorso formativo di noi idr possiamo trovare spazi per confrontarci sulle nostre scelte didattiche e condividere le nostre “best practices”.

L’alternanza scuola lavoro poteva essere un’occasione molto interessante per formare soggetti competenti rendendo il lavoro d’aula meno autoreferenziale.  E le scuole avevano iniziato a consolidare una certa “sapienza” in proposito facendo tesoro dell’esperienza di questi primi anni di applicazione della legge 107/2015. Purtroppo il nuovo governo sembra intenzionato a tirare i remi in barca riducendo le ore di alternanza e i relativi finanziamenti.