Con la bella giornata del 7 settembre a Basilicanova abbiamo ricominciato, anche come IdR, il nuovo anno scolastico. Don Cocconi, rifacendosi a Massimo Recalcati, ci ha ricordato che al cuore della didattica sta lo stile dell’insegnante e la sua capacità di “erotizzare” il rapporto con il sapere: se non siamo innamorati dell’oggetto del nostro sapere, non potremo fare innamorare di esso le nostre studentesse e i nostri studenti. E in questo affascinante compito “non è più possibile chiudersi nei limiti della propria appartenenza religiosa.

 

Si impone un diverso modo di educare e rapportarsi con le varie esperienza religiose spesso vissute in modo soggettivo e frammentato. Al centro della riflessione ci sta l'esperienza religiosa, non più il mero dato confessionale”. Coerentemente con questa impostazione (richiamata nell’introduzione iniziale anche dall’Incaricato IRC Vinicio Zanoletti e in linea con la formazione sul dialogo interreligioso realizzata l’anno scorso) si è posta la prof.ssa Maria Chiara Giorda docente di Storia delle religioni all’Università Roma Tre. La relatrice nei suoi due interventi ha toccato molti temi e ha fornito materiali che sono sul sito.  Mi limito a richiamare alcune provocazioni. Innanzitutto ha sottolineato che chi studia le scienze religiose non condivide nemmeno una definizione di “religione” e che quindi diventa difficile descrivere e interpretare la realtà religiosa. Si può dire però che la nostra società è “multisecolare” (secolarizzata ma non priva di tensioni religiose) e “superdiversa” in quanto, non solo ci sono esperienze religiose diversissime tra di loro, ma ognuna di queste esperienze ha aspetti sociali, politici, culturali che si intrecciano e che offrono molteplici e complesse sfaccettature. A complicare ciò che è già complicato si aggiunge, in Italia, un quadro giuridico del tutto inadeguato a gestire la grande varietà delle esperienze e delle istituzioni religiose. C’è un rapporto privilegiato tra lo Stato e la religione cattolica sancito dal Concordato Lateranense, ci sono le intese con 12 religioni, ci sono 48 soggetti considerati culti ammessi. Ma la minoranza musulmana, per fare un esempio eclatante, non solo non ha una Intesa ma non è nemmeno annoverata tra i culti ammessi. Eppure, oltre la grande Moschea di Roma (l’unica a potere essere considerata a tutti gli effetti tale), ci sono almeno un migliaio di luoghi di culto islamici. Del tutto legali, visto che sono gestiti da Associazioni che nel loro Statuto prevedono anche il culto.

In questa situazione piuttosto confusa una necessità impellente è quella di combattere l’ignoranza religiosa perché è stato accertato che l'ignoranza sulla propria tradizione religiosa e sulle altre religioni è un elemento di innesco essenziale dei fondamentalismi. Ecco dove si colloca l’importante compito di noi IdR: studiare le religioni, incontrare chi professa diverse religioni, conoscere la propria tradizione religiosa per superare gli stereotipi e i giudizi sommari che spesso sfociano nell’intolleranza e perfino nella violenza.

Che l’attuale configurazione giuridica dell’IRC sia adeguata a questo scopo è assai dubbio e infatti molte IdR cercano di interpretarla con duttilità, in modo da rendere l’ora di religione cattolica un’ora di apertura, di dialogo, di sguardo ampio sull’umanità che in modi diversi sente e vive il legame con il Trascendente. Trovare modelli nuovi comunque non sarà impresa facile anche perché non è semplice individuare alternative condivise.

La giornata è stata conclusa dal saluto del nostro Vescovo che ci ha voluto ringraziare di cuore per il servizio che compiamo affermando tra l’altro: “Voi siete in un contesto statale a insegnare la religione cattolica, non altre religioni. È un elemento essenziale della nostra vita e della nostra cultura con cui tutti si confrontano.  Non si conoscerebbe il nostro contesto sociale e statale se non si conoscesse la religione cattolica”.