Da diversi anni, nelle quinte liceo, affronto la questione dei rapporti tra Ebrei e Cristiani. È un argomento doloroso perché, prima di leggere insieme il n.4 della Dichiarazione conciliare  Nostra Aetate e raccontare dell’amicizia che negli ultimi decenni si è consolidata, è necessario ripercorrere l’ostilità che per secoli i cristiani hanno manifestato nei confronti degli Ebrei. Il popolo di Israele è sempre stato un piccolo popolo e quasi sempre è stato perseguitato, anche prima dell’avvento del Cristianesimo.

Ma la terribile accusa di “deicidio” ad esso rivolta dai cristiani ha segnato la storia di quasi due millenni in modo tragico. Oggi noi cristiani siamo convintamente a favore della libertà religiosa e ci siamo abituati a definire gli Ebrei “fratelli maggiori”. Ma si tratta di conquiste recenti. Tanto per fare un esempio, ancora un secolo fa la Civiltà Cattolica, per la penna di Raffaele Ballerini, si esprimeva in questo modo: “Se non si rimettono gli ebrei al posto loro, con leggi umane e cristiane sì, ma di eccezione, che tolgan loro l'eguaglianza civile a cui non hanno diritto, che anzi è perniciosa non meno ad essi che ai cristiani, non si farà nulla o si farà ben poco”.

Sappiamo che l’antisemitismo nazista, che ha ideato e organizzato la Shoah, parte da presupposti ideologici (razzismo, nazionalismo) che non hanno a che fare con l’antigiudaismo cristiano ma è evidente che la mentalità antigiudaica non ha certo sfavorito lo sviluppo dell’antisemitismo. Con il Concilio Vaticano II le cose cominciano a cambiare e dopo la dichiarazione Nostra Aetate sono stati pubblicati altri documenti che hanno cercato di promuovere un cambiamento radicale nei linguaggi, negli atteggiamenti, nell’interpretazione dei testi sacri, nei contenuti di insegnamento e catechesi. È stato uno sforzo notevole accompagnato dall’istituzione della Giornata per il dialogo ebraico cristiano del 17 gennaio e dalle visite dei vescovi di Roma (a partire dagli anni 80 con Giovanni Paolo II) alla comunità ebraica della capitale.

C’è stato anche un grande impegno sul piano teologico con il superamento della teologia della sostituzione, con il recupero dell’ebraicità di Gesù, con l’idea che il popolo di Israele ha il suo posto nell’economia della salvezza e che nessun cristiano deve cercare di convertire una persona di fede ebraica alla sequela di Gesù. Una vera rivoluzione.

Che però, evidentemente non è ancora del tutto completata se la Conferenza Episcopale Italiana e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane hanno promosso la pubblicazione di 16 schede “riguardanti le nozioni fondamentali della tradizione ebraica da consegnare agli editori” perché nella stesura dei nuovi testi di Religione Cattolica si evitino il più possibile “errori e distorsioni” riguardanti l’ebraismo.

Alle schede hanno lavorato il biblista Angelo Garofalo e l’ebraista Natascia Danieli (per parte cristiana) con Marco Cassuto Morselli (Presidente della Federazione delle amicizie ebraico cristiane) e la pedagogista Sonia Brunetti, per la parte ebraica.    

Per chi di noi adotta testi sarà interessante scoprire le novità.

Per saperne di più: https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/dialogo-ebrei-cristiani-cancellare-errori-e-distorsioni