Nonostante tutto la scuola è finalmente partita. Ed è una bellissima notizia per tutti, al di là delle comprensibli ansie che permangono in questo quadro generale di preoccupazione.  E’ una bella notizia per le studentesse e gli studenti, piccoli e grandi, perché dopo tanti mesi tornano a frequentare e ridare volto ad un luogo vitale, che sappiamo destinato a lasciare una traccia profonda nella vita di ciascuno; ed è una bella notizia anche per genitori, educatori, insegnanti, personale scolastico, Dirigenti, perché

 

grazie alla scuola si ricomincia a tessere legami, a costruire relazioni, a sentirci “comunità”attraverso la fatica di organizzare, e non è un modo di dire. L’assenza di scuola in presenza che tutti abbiamo vissuto, ci ha fatto desiderare persino quella precaria e sbertucciata scuola alla quale comunque non possiamo rinunciare. Un inizio dunque inedito, più carico di attese,  quasi una rivincita nei confronti del maltolto dei mesi  scorsi, un desiderio di condivisione che dovrà essere capitalizzato con un impegno e una capacità progettuale capaci di rispondere all’ oggi che è già domani. E’ questa  la vera scommessa: in tempi di emergenza abbiamo la grossa opportunità di rivedere, aggiornare, migliorare un sistema in sofferenza da decenni, che arranca nella stima dell’opinione pubblica e che ancora si interroga con un certo disincanto sulla qualità del proprio servizio di istruzione/educazione in una fase di rapida e  traumatica trasformazione. Ogni cambiamento non potrà che derivare da  passione educativa, dedizione verso le generazioni future, testimonianza del valore di ciò che trasmettiamo, buone leggi, fiducia che il domani potrà essere migliore dell’oggi perché abbiamo fiducia nelle nostre ragazze e nei nostri ragazzi.

Questo inizio ci richiama ad un motivo particolare: la responsabilità verso gli altri. Mai come in questa situazione i comportamenti di ciascuno mettono in evidenza come non siamo “individui”,  soggetti autosufficienti, che il nostro agire deve rispondere alla necessità di tutelare la salute del prossimo chiunque esso sia, che se non ci muoviamo insieme non andiamo da nessuna parte,  che l’assunzione di reponsabilità è la più nitida conferma che l’altro è importante a tal punto che mi “regolo” per lui. Una “distanza” che testimonia  una vicinanza, una cura di sé che diventa cura per la comunità, uno stare nelle regole che si traduce in rispetto per il bisogno dell’altro,  non un impedimento alla mia  vita, men che meno un pericolo da cui fuggire,  ma un soggetto che condivide con me una condizione. La scuola dunque potrà essere una palestra di novità, nonostate le inevitabili costrizioni a cui siamo tenuti, proprio perché è in grado di aiutare nella lenta costruzione della coscienza attraverso il sapere, a dare un senso e una direzione a quanto stiamo vivendo. Non sarebbe la prima volta che da un contesto carico di sofferenza e disagio possa nascere una rinnovata percezione di noi e degli altri, proprio in un contesto – la scuola - dove mente e cuore sono sollecitate quotidianamente affinchè ciascuno cresca nella sua libertà.