Vorrei segnalare un interessante articolo comparso su Avvenire qualche settimana fa dal titolo  "Il ritorno al sacro è una religione senza Dio", autore Roberto Righetto. Non intendo riassumerlo, si legge in pochi minuti. Vorrei solo condividere alcune domande: è vero che oggi siamo in un’epoca post secolare, in cui non si accetta Dio ma si è aperti a una dimensione spirituale della vita? Oppure: è vero che non è tanto Dio in sè che si rifiuta ma il Dio cristiano, Dio dell’Alleanza con il popolo di Israele, incarnatosi in Gesù Cristo?

 

Sarebbe interessante verificare se tra le nostre alunne e i nostri alunni la mentalità è effettivamente questa.

A me pare di sì. Non c’è un rifiuto netto di ciò che rimanda a un “Oltre” mentre c’è una certa indifferenza di fronte al messaggio cristiano, soprattutto di fronte a ciò che è stato pensato, realizzato, definito nei secoli “attorno” all’evento Gesù.

Se così è, quali conseguenze dovremmo trarne noi IdR?

Forse dovremmo incoraggiare comunque ogni apertura alla dimensione spirituale, ancorché indefinita. Anche la minima consapevolezza del nostro essere più di ciò che siamo, anche la più incerta aspirazione ad aprirsi a una dimensione non solo materiale della vita, vanno colte positivamente.

C’è effettivamente un notevole interesse verso le filosofie e le esperienze religiose orientali, soprattutto del Buddhismo. Anche questo va incoraggiato sia perché lo studio degli insegnamenti del Buddha aiutano molto a prendere sul serio la vita e a pensare a ciò che in essa è essenziale. Ma anche perchè lo studio può aiutare a demitizzare, a percepire limiti e anche fatiche che ogni esperienza religiosa comporta.

Inoltre forse dovremmo puntare a far percepire il cristianesimo non tanto come una religione fatta di dogmi, riti e norme ma come l’incontro con una Persona al cui fascino è difficile sottrarsi.

Discutiamo pure nelle nostre classi di tutti i problemi antichi e moderni legati alla religione ma avendo sempre presente che il Dio testimoniato da Gesù, il Dio creduto dalla Chiesa non sta nell’interpretazione o nella soluzione di questi problemi. Sta nella storia di Gesù di Nazaret.

Non si tratta di una strategia per convertire le nostre alunne al cristianesimo. Si tratta di esercitare al meglio il nostro mestiere di insegnanti facendo conoscere l’essenza del cristianesimo, un’essenza che, nel tempo del post secolarismo, può avere ancora molto da dire.