Carissimi colleghi, all'inizio della sospensione dell'attività scolastica la percezione che ho avuto era di effettiva sospensione, attesa... Un silenzio improvviso era calato sulla scuola!!!! e non c'era lettura, indicazione, orientamento del pensiero se non il semplice "attività sospesa". Impreparati, sguarniti ad affrontare "il nuovo cattivo" che era entrato in scena prepotentemente e violentemente nelle nostre vite come un ospite non invitato, arrogante e distruttivo!!! Il mio stato d'animo era...attonito...poi via via il contatto coi colleghi,

 

poi i presidi (incredibile...non doveva essere il contrario???) e via allo spazio per l'organizzazione!!! Sì, perché innanzitutto il problema era organizzativo!!! Incredibile, lo ripeto, incredibile! Ma mi chiedo, il primo imperativo dell'uomo, il primo atteggiamento a fronte della novità imposta, non è forse quella dell'ascolto ???? ascolto attento per cercare di carpire, anche minimamente, i segnali indicatori, rivelatori di un senso??? Non abbiamo forse bisogno innanzitutto di spiegare a noi stessi e poi ai nostri studenti, condividendo, il senso di ciò che sta accadendo? Certo, è difficile! la lettura imperfetta...ma almeno un tentativo!!! Siamo un'istituzione culturale, educativa e didattica!!!!! Come si fa ad orientare nel nuovo contesto, se non sappiamo neppure dove vogliamo andare ???? o dove dovremo andare.... travolti da un'onda a stento governabile? Vorrei sentire questo dalla mia scuola, parole rielaborate che rivelano il senso profondo di una cultura che innanzitutto è vita, vita vera, reale, incarnata, vissuta, amata e sofferta. Quanti di noi sono a conoscenza di ciò che stanno vivendo i ragazzi e le loro famiglie? che ne sappiamo se ci sono stati dei lutti, se c'è disagio ... anche a livello digitale...Il programma, gli esercizi... La nostra visione antropologica mette al centro la persona e quindi il processo di apprendimento, non il programma; le conoscenze dentro ad un processo di apprendimento, dove entrano in gioco le componenti vitali delle persone coinvolte nella relazione educativa e didattica. Se vogliamo portare un ragazzo al successo formativo serve perciò il dialogo, sempre il dialogo fondato su un rapporto di reciprocità non di disparità. Il dialogo porta alla conoscenza, alla comprensione reciproca e crea le condizioni per scoprire insieme e rimuovere quegli ostacoli che impediscono al ragazzo di progredire e nello stesso tempo rivela e valorizza i punti di forza così necessari per l'autostima e il coraggio. Concludo dicendo che ognuno di noi saprà valutare il meglio possibile per continuare il rapporto coi propri studenti, ma prima di tutto è necessario, dal mio punto di vista, aiutarci insieme a cogliere il senso di quello che stiamo vivendo, illuminati da un atteggiamento di speranza.